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lenticchieLeggi il brano di Genesi 25,24-34 che racconta di Esaù e Giacobbe
24 E quando venne per lei il tempo di partorire, ecco ch’ella aveva due gemelli nel seno. 25 E il primo che uscì fuori era rosso, e tutto quanto come un mantello di pelo; e gli fu posto nome Esaù. 26 Dopo uscì il suo fratello, che con la mano teneva il calcagno di Esaù; e gli fu posto nome Giacobbe. Or Isacco era in età di sessant’anni quando Rebecca li partorì. 27 I due fanciulli crebbero, ed Esaù divenne un esperto cacciatore, un uomo di campagna, e Giacobbe un uomo tranquillo, che se ne stava nelle tende. 28 Or Isacco amava Esaù, perché la cacciagione era di suo gusto; e Rebecca amava Giacobbe. 29 Or come Giacobbe s’era fatto cuocere una minestra, Esaù giunse dai campi, tutto stanco. 30 Ed Esaù disse a Giacobbe: "Deh, dammi da mangiare un po’ di cotesta minestra rossa; perché sono stanco". Per questo fu chiamato Edom. 31 E Giacobbe gli rispose: "Vendimi prima di tutto la tua primogenitura". 32 Ed Esaù disse: "Ecco io sto per morire; che mi giova la primogenitura?" 33 E Giacobbe disse: "Prima, giuramelo". Ed Esaù glielo giurò, e vendé la sua primogenitura a Giacobbe. 34 E Giacobbe diede a Esaù del pane e della minestra di lenticchie. Ed egli mangiò e bevve; poi si levò, e se ne andò. Così Esaù sprezzò la primogenitura.

Commento e spunti per la riflessione
Due gemelli, due realtà diverse: Esaù, rossiccio e peloso, “uomo della steppa”, sempre in movimento, abile nella cac-cia, preferito dal padre; Giacobbe, più tranquillo, stanziale, “dimorava sotto le tende”, probabilmente dedito alla pa-storizia, abile cuoco e preferito dalla madre. Da Esaù ci si aspetterebbe vita autonoma, furbizia, un fare diretto, un’attenzione decisa per precisione, da Giacobbe invece, disponibilità, riflessione, pacatezza, attenzione sì ma nella dedizione.
Troviamo Giacobbe che “si era cucinato una zuppa” ed Esaù che, “stanco morto” gliene chiede un po’. Spontanea-mente penseremmo che Giacobbe gliene versasse con generosità almeno una parte, invece pone prima una condizio-ne: “Vendimi prima la tua primogenitura”.
Probabilmente, almeno così ci è dato di intuire, ci aveva pensato già da prima di quel momento… Chissà perché!

  • Era geloso della preferenza del padre per il fratello?
  • Era egoista e gli stava stretto il ruolo di fratello dedito alla famiglia?
  • Era altruista e pensava di poter amministrare meglio di lui gli affari di famiglia?
  • Era generoso e sperava di portare uno sviluppo maggiore al clan?

Di fatto lui ha “calcolato” un vantaggio, ma essere calcolatore equivale automaticamente a essere “saggio”?
Esaù, senza obiettare, ascolta il suo istinto, la sua fame; non riflette, è immediato e cede il campo al fratello.
Anche dopo la richiesta più formale, decisiva (“giuramelo!”) Esaù pensa prima a soddisfare un bisogno; nessuna rifles-sione, non si pone domande, meno ancora una progettualità: “Sto morendo, a che mi serve?”.

  • È capitato anche a me , qualche volta, di “svendere” un dono, un valore ricevuto?
  • Anche io ho vissuto una scelta di svendita di me stesso?
  • Come concilio il mio quotidiano con il mistero della Misericordia di Dio?
  • Che significa per me “figliolanza” e “primogenitura” riferito alla mia fede?
  • Come interpreto quei verbi dinamici e decisi “si alzò, se ne andò” dopo aver barattato per così poco, un diritto così grande e importante?
Ascolta "Meditazione i cibi nella Bibbia: le lenticchie" su Spreaker.

 

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