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Pandemia tra Scienza e Fede - La descrizione della scienza

Pandemia tra Scienza e Fede - Il “sentire” della fede

La scienza tenta di capire, attraverso esperimenti riproducibili, le leggi fondamentali della natura, legate alla logica del creato; la tecnologia utilizza tali scoperte scientifiche in modi differenti. In campo sanitario, ad esempio, le scoperte da Pasteur in poi hanno permesso alla tecnologia di creare i vaccini.

La Pandemia attuale non è la prima e, verosimilmente, non sarà l’ultima. Ciò che cambia col passare del tempo, sono le scoperte scientifiche, che consentiranno alla tecnologia di supportare in modo crescente gli effetti negativi delle malattie in genere.

La fede cerca di mostrare un perché, meglio di suscitare dei perché, e non può arrogarsi il diritto di descrivere il come, neppure di proporre soluzioni a problemi, in questo caso sanitari. La fede offre un orizzonte di senso in ordine alla relazione dell’uomo con Dio.

  1. La pandemia con tutte le sue conseguenze è un male che supera le capacità, anche solo di previsione, dell’uomo: ciò non vuol dire che egli sia condannato a sprofondare nell’abisso della disperazione. L’uomo ha un Dio che normalmente interviene per mezzo delle facoltà dell’umano e mediante i progressi che lo stesso ha prodotto. L’uomo immagine e somiglianza di Dio ha in sé la possibilità, sia per capacità umane sia perché Dio è un Padre che ha compassione per i propri figli, di potersi salvare e uscire da questa situazione.
  2. Uscire non vuol dire risolvere immediatamente e come penserebbe l’uomo. Qui l’esempio di Cristo invita ad accogliere con pazienza anche la possibilità di amare nel male, come occasione umanizzante dalla quale può trarre fuori del bene inatteso per le esistenze dei singoli e dell’umanità.
  3. Il perdurare della situazione pandemica sollecita a una condizione di solidarietà incarnata tra uomini, che si presenta come possibilità di un nuovo “sentire comune” per la famiglia dell’umanità e per la casa comune Terra.
  4. Certamente la fede non si sposa con interpretazioni riduzioniste che, tuttavia, possono generarsi come forme di comprensione deviate della stessa, del tipo «è un castigo di Dio». Ciò non nega che Dio, come un padre buono, talvolta richiami i propri figli con moniti anche severi, certamente non lo fa con la sofferenza e con la morte, esperienze che tutt’al più dovrebbero avere come condizione almeno l’incontro di due volontà libere e in profonda unità, come nel caso di Gesù con il Padre. Altresì, la fede lungi dall’essere fideismo, che può generarsi dalla fede ma solo come una sua distorsione, nel senso che non è detto e non va sperato in modo immediato, che Dio intervenga per mezzo di qualche evento straordinario anche se ciò non va neppure negato apriori. Piuttosto la partecipazione obbediente di Gesù al disegno del Padre segna una grammatica fatta di solidarietà e di compartecipazione tra l’uomo e Dio anche nella fatica di affrontare i drammi dei singoli e dell’umanità intera.

Autori:

Corinna Di Lelio, laureata in Chimica e tecnologia farmaceutiche, anno 2007, presso l’università La Sapienza di Roma. Attualmente lavora al reparto Assicurazione Qualità di Fidia Farmaceutici S.p.A., con il ruolo di QA CMO vaccines manager.

Don Lorenzo Voltolin, sacerdote e parroco della diocesi di Padova. Licenziato e dottorato, docente presso la Facoltà Teologica del Triveneto.

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scenzafede2La scienza cerca d’indagare come sono andate le cose, quindi di trovare soluzioni pratiche alla risoluzione di problemi. Fede e filosofia non possono occuparsi di ciò, non ne avrebbero gli strumenti e il loro compito è differente, non diverso: diverso[1] vorrebbe dire in direzione contraria, di allontanamento da un punto; differente[2] può voler dire, in un certo senso, complementare. Infatti, fede e filosofia si occupano del perché, ovvero cercano d’interrogarsi sui significati degli eventi che accadono al fine di trovare risposte di senso, la prima con l’ausilio della rivelazione che “illumina” le facoltà dell’uomo, la seconda con la ragione e le capacità umane. Per sole ragioni di spazio, di seguito ci si occuperà della fede, e ciò non perché le facoltà umane non meritino approfondimenti.

Il primo “perché” da porre alla fede è il quesito che riguarda la sofferenza: perché l’uomo deve soffrire e perché su così larga scala nel caso della pandemia? Perché questa sofferenza ha coinvolto in modo repentino così tanti ambiti dell’esistenza umana: la salute fisica e quella psichica, le relazioni e gli spostamenti, le abitudini quotidiane e l’economia, i singoli, le famiglie e le istituzioni? E perché su grandezza mondiale e per così tanto tempo?

Ovviamente non si potrà rispondere a tutto ciò, non lo si potrà fare in questa sede ristretta, ma difficilmente potrebbe riuscirci un’intera enciclopedia. Tuttavia, è già rilevante dover porre la domanda in questo articolato modo, perché ciò fa emergere la complessità della questione. È però possibile fissare dei punti.

La narrazione della Scrittura

  1. Anche qualora il vaccino risolvesse la questione sanitaria, e se lo potesse fare velocemente, rimarrebbero aperte molte altre importanti domande che toccano la vita dei singoli e dell’umanità. Una prima considerazione, che va accolta non come una sconfitta, è che esistono dei problemi che superano le capacità dell’uomo come anche di tutta l’umanità. Nella rivelazione biblica, sia veterotestamentaria sia neotestamentaria, spesso l’umanità in questione si trova ad affrontare eventi superiori alle possibilità reali della stessa: ad esempio il popolo eletto da Dio, Israele, è una piccola nazione che si è trovata a dover affrontare, a volte vincendo[3] altre subendo la sconfitta fino alla deportazione[4], popoli e regni ben superiori in termini di forza. Similmente Gesù, nel nuovo testamento mostra di intervenire di fronte a forze della natura[5], fisiche[6] e anche spirituali[7], che sono superiori alle capacità dell’uomo del tempo[8].
  2. Se c’è un male che trascende le forze dell’uomo, vi è un Dio che trascende le forze del male e interviene nel momento necessario. Anche in questo frangente si dovrebbero fare molte specifiche, infatti questa affermazione risulta essere alquanto generica, ma in questa sede ci si deve attestare su questa semplice considerazione.
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scenzafedeCome ama ripetere l’illustre professor Zichichi:

«per capire cos’è la Scienza, bisogna innanzitutto chiedersi: com’è nata? Da un atto di Fede o da un atto di Ragione? Ai tempi di Galileo Galilei, le pietre, gli spaghi e i legni erano considerati oggetti volgari. Cose cioè non degne di essere studiate. “Voglio studiare gli oggetti volgari”, diceva Galilei, “perché in essi c’è la mano del Creatore […]”. Ed ecco il punto cruciale: cosa ne sapeva Galilei che, studiando gli oggetti volgari, sarebbero venute fuori le Leggi Fondamentali della Natura?»[1].

«La Scienza nasce da questo atto di umiltà intellettuale: dare a oggetti volgari dignità culturale, studiandoli. Questa umiltà intellettuale aveva in Galilei radici profonde: la Fede nel fatto che in ciascun oggetto, fosse esso volgare o inutile, ci doveva essere la mano del Creatore»[2].

«La Bibbia - diceva Galilei – è la parola di Dio. La Natura è, invece, la sua scrittura»[3]. Dunque, cos’è la Scienza? È quella disciplina che verifica sperimentalmente le possibili soluzioni di un problema. «Riuscire a fare un esperimento di stampo galileiano e scoprire una verità scientifica, corrisponde a saper porre una domanda e ad avere la risposta giusta da Colui che ha fatto il mondo. È come mettersi a colloquio con il Creatore».[4]

Distinguiamo poi tra scienza e tecnologia, ovvero l’applicazione della Scienza. La tecnologia può essere impiegata per scopi utili all’umanità e scopi distruttivi. Basti pensare alla scoperta del nucleo degli atomi, da parte di Rutherford e all’equivalenza tra massa ed energia, da parte di Einstein, quindi alla nefasta applicazione tecnologica di tali scoperte con le bombe che distrussero Hiroshima e Nagasaki.

Qualcuno sostiene che siamo figli del caos: anche per questo ci sono centinaia di laboratori e di studiosi al mondo che tentano di dimostrare come dal caos possa generarsi un sistema ordinato e come da materia inerte possa essersi generata la materia vivente, ma nessun risultato convincente è stato trovato[5].

Ma veniamo a noi, alla situazione attuale. «La storia, nel tempo, ha visto l’avvicendarsi di diverse pandemie. Solo dal 1500 ad oggi, se ne contano più di sette provocate da virus di diversa natura, che hanno causato nel tempo migliaia di morti e danni fisici permanenti»[6]. La scienza da tempo studia il meccanismo di azione dei virus: il primo fu Pasteur, un chimico che aveva intuito che c’era qualcosa che sfuggiva ai sui occhi, qualcosa di infinitamente piccolo, ma assolutamente definito e con un meccanismo di azione preciso. E fu proprio tramite una serie di esperimenti, che Pasteur riuscì a confermare il meccanismo d’azione da lui intuito.

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Mercoledì delle Ceneri

ceneriAccogliamo questa Parola di Dio Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Invochiamo ispirati dalle parole di San Francesco: O alto e glorioso Dio, illumina le tenebre del nostro cuore. Dacci una fede retta, speranza certa, carità perfetta e umiltà profonda.

Dal libro del profeta Gioele (2,12-18)
Così dice il Signore: «Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all'ira, di grande amore, pronto a ravvedersi riguardo al male». Chi sa che non cambi e si ravveda e lasci dietro a sé una benedizione? Offerta e libagione per il Signore, vostro Dio. Suonate il corno in Sion, proclamate un solenne digiuno, convocate una riunione sacra. Radunate il popolo, indite un'assemblea solenne, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti; esca lo sposo dalla sua camera e la sposa dal suo talamo. Tra il vestibolo e l'altare piangano i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano: «Perdona, Signore, al tuo popolo e non esporre la tua eredità al ludibrio e alla derisione delle genti». Perché si dovrebbe dire fra i popoli: «Dov'è il loro Dio?». Il Signore si mostra geloso per la sua terra e si muove a compassione del suo popolo.

Dal Salmo 50
RIT: Perdonaci, Signore: abbiamo peccato.

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.

Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.

 

• CONSEGNA
Il digiuno può apparire come un segno antiquato o relegato al mondo delle diete, è invece una occasione preziosa per riscoprire l’essenziale… come il dialogo su temi importanti.
Consigliamo di riunirsi come famiglia o con qualche amico – con tutte le attenzioni previste - per un semplice momento di condivisione, a partire dal racconto di come si sta vivendo questo lungo periodo sotto il segno pesante e doloroso della pandemia.
o Spunti preziosi su cui avviare la chiacchierata si trovano nella pagina web www.diocesipadova.it/iorestoacasaepenso
o Specificamente per le famiglie, vi sono materiali in www.ufficiofamiglia.diocesipadova.it

• ASCOLTO MUSICALE
Tempo di ricominciare (Gen Verde), è il tempo del perdono di Dio, per uno slancio di vita più autentica.
youtu.be/diOqi4SBYyY

tratto da QUARESIMA DI FRATERNITÀ 2021 - UFFICIO MISSIONARIO DIOCESANO - PADOVA 

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17 FEBBRAIO

MERCOLEDÌ DELLE CENERI

CELEBRAZIONI CON IMPOSIZIONE DELLE CENERI:
ore 16.30 nella chiesa di Voltabrusegana;
ore 20.30 nella chiesa di Mandria (non sarà celebrata la messa delle 18.30)

 

ceneri2021Giorno di digiuno

I fedeli cattolici sono tenuti contemporaneamente sia al digiuno ecclesiastico sia all’astinenza dalle carni due volte l’anno, il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo. L’obbligo del digiuno inizia a 18 anni compiuti e termina a 60 anni incominciati. Tuttavia, i fedeli sono dispensati dall’obbligo del digiuno in taluni casi.

La regola del digiuno obbliga a fare un solo pasto durante la giornata, ma non proibisce di prendere un po’ di cibo al mattino e alla sera. L’acqua e le medicine sia solide sia liquide si possono assumere liberamente.I Vescovi riuniti nella CEI hanno concesso la facoltà ai singoli fedeli di commutare l’osservanza dell’astinenza in tutti i venerdì che non sono di Quaresima con qualche altra opera di penitenza, di preghiera o di carità, a discrezione del singolo fedele; hanno consigliato inoltre di osservare il digiuno e l’astinenza nel giorno di Sabato Santo fino alla Veglia Pasquale.

 

 

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infermi2021L’esperienza della malattia ci fa sentire la nostra vulnerabilità e, nel contempo, il bisogno innato dell’altro; sperimentiamo in maniera evidente la nostra dipendenza da Dio. Quando siamo malati, infatti, l’incertezza, il timore, a volte lo sgomento pervadono la mente e il cuore; ci troviamo in una situazione di impotenza, perché la nostra salute non dipende dalle nostre capacità o dal nostro “affannarci” (cfr Mt 6,27).

La malattia impone una domanda di senso, che nella fede si rivolge a Dio: una domanda che cerca un nuovo significato e una nuova di-rezione all’esistenza, e che a volte può non trovare subito una ri-sposta. Gli stessi amici e parenti non sempre sono in grado di aiu-tarci in questa faticosa ricerca. Emblematica è, al riguardo, la figura biblica di Giobbe. La moglie e gli amici non riescono ad accompa-gnarlo nella sua sventura, anzi, lo accusano amplificando in lui solitudine e smarrimento. Giobbe precipita in uno stato di abbandono e di incomprensione. Ma proprio attraverso questa estrema fragilità, respingendo ogni ipocrisia e scegliendo la via della sincerità verso Dio e verso gli altri, egli fa giungere il suo grido insi-stente a Dio, il quale alla fine risponde, aprendogli un nuovo orizzonte. Gli conferma che la sua sofferenza non è una punizione o un castigo, non è nemmeno uno stato di lontananza da Dio o un segno della sua in-differenza.

Così, dal cuore ferito e risanato di Giobbe, sgorga quella vibrante e commossa dichiarazione al Signore: «Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto» (42,5).

La vicinanza, infatti, è un balsamo prezioso, che dà sostegno e consolazione a chi soffre nella malattia. Uniti a Cristo per l’azione dello Spirito Santo, siamo chiamati ad essere misericordiosi come il Padre e ad amare, in particolare, i fratelli malati, deboli e sofferenti (cfr Gv 13,34-35). E viviamo questa vicinanza, oltre che personalmente, in forma comunitaria: infatti l’amore fraterno in Cristo genera una comunità capace di gua-rigione, che non abbandona nessuno, che include e accoglie soprattutto i più fragili.

Dal Messaggio del papa per la 34a Giornata mondiale del malato

 

MESSA CON UNZIONE DEGLI INFERMI
In occasione della Giornata mondiale del malato, GIOVEDÌ 11 FEBBRAIO
nelle nostre comunità saranno celebrate due sante messe
(ore 16.30 a Voltabrusegana, ore 18.30 a Mandria)
durante le quali sarà amministrato il sacramento dell’unzione degli infermi.
Vi invitiamo ad accompagnare a queste celebrazioni chi potrebbe averne bisogno: familiari, ma anche persone sole che abitano nella vostra via.

 

 

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carimandriaPresso il patronato di Mandria è sempre attivo lo Sportello Caritas che fornisce aiuto a quanti si trovino in stato di difficoltà e bisogno, accentuati ora dall’emergenza Covid.
Ringraziamo chi volesse contribuire a questo servizio donando specialmente: latte a lunga conservazione, riso, legumi in scatola, caffè, olio (possibilmente) di oliva, pane nel formato “pan bauletto”, dentifrici, spazzolini da denti, shampoo, bagnodoccia, assorbenti igienici, pannolini per bambini di 5-6 mesi, indumenti pesanti e calzature invernali in buono stato.
Le donazioni potranno essere consegnate allo Sportello Caritas, aperto tutti i martedì dalle 16.00 alle 18.00.

La Caritas di Mandria

 

Desideriamo ringraziare i volontari e i benefattori del Progetto La manna, di cui trovate ulteriori informazioni leggento il seguente articolo https://www.voltamandria.it/comunita/carita/centro-mondo-amico/598-operazione-la-manna. Grazie alla generosità di tutti loro nei giorni scorsi sono stati raccolti e distribuiti altri 50 quintali di frutta e verdura a persone, comunità e associazioni che ne avevano bisogno.

Un sentito ringraziamento anche al Gruppo feste e sagre di Voltabrusegana per l’iniziativa del pranzo per asporto di domenica 24 gennaio e tutti coloro che vi hanno aderito: le offerte raccolte saranno di aiuto per far fronte alle ingenti spese che la parrocchia deve sostenere.

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sttprecri«Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto» (cfr. Gv 15,5-9): le parole scelte come tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio) di quest’anno erano state rivolte da Gesù ai discepoli in un’ora di preoccupazione, incertezza per il futuro e sofferenza, subito prima della sua Passione.

Oggi l’umanità intera sta attraversando una stagione di grande sofferenza, colpita nel profondo dall’epidemia di Covid-19 e dalle sue devastanti conseguenze sociali, economiche e morali. Non c’è nazione che non abbia avuto i suoi dolori e anche coloro che sono stati risparmiati devono fare i conti con la crisi che ne è scaturita.

La risposta di Gesù nell’ora della prova indica una strada inedi-ta, che, allo stesso tempo, ha le sue radici più profonde nella Parola di Dio: «Io sono la vite, voi i tralci». Gesù vuole rassicu-rare tutti noi tralci, ci chiede di non temere davanti alle difficoltà e ai tempi bui: la forza, l’energia vitale proviene da lui, non la dobbiamo cercare in noi stessi, o altrove. E il Signore non dimentica nessuno, neanche i rametti più piccoli e lontani, oppure quelli più nodosi e incalliti dal tempo; di tutti si prende cura.

È un’indicazione davvero preziosa per noi, cristiani di diverse confessioni. Ogni fronda, ogni tralcio non è mai uguale all’altro, ha avuto un suo sviluppo, produce foglie e frutti in quantità diversa, ma non è questo che importa al Signore. L’importante, infatti, è rimanere in lui. E noi lo possiamo fare insieme, proprio in questo tempo difficile.

«Rimanete in me»: Gesù chiede a ciascuno di noi di non fuggire via, arroccati sulle nostre posizioni, presi dalle nostre idee o dalla tentazione di ripiegarci e chiuderci in noi stessi. Rimanere in Gesù vuol dire rimanere nel suo amore, e quell’amore ci fa uscire, ci spinge verso gli altri,specialmente verso i più deboli, i perife-rici, i poveri ed i sofferenti, come Gesù stesso ci ha insegnato uscendo e percorrendo le strade del suo tempo.

La divisione, frutto amaro del male, vanifica gli sforzi per ottenere risultati concreti. Da soli, non possiamo nulla! In questo tempo abbiamo scoperto quanto siamo connessi, quanto davvero apparteniamo tutti all’unica famiglia umana, pur nelle nostre differenze.

Dal sussidio per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2021

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